Vaccino antinfluenzale over 65: la guida su quando e perché farlo

Vaccino antinfluenzale over 65: quando e perché farlo

Luca Antonelli

Novembre 9, 2025

All’ingresso dello studio del medico di famiglia, una fila tranquilla di persone over 65 aspetta il proprio turno con la tessera sanitaria in mano: alcuni chiedono informazioni, altri vogliono solo il certificato per il caregiver. È una scena che si ripete in molte città italiane quando si avvicina la stagione fredda: l’influenza non è più soltanto un raffreddore, ma una minaccia concreta per chi ha più di sessantacinque anni. Il vaccino antinfluenzale resta lo strumento più efficace per ridurre i casi gravi, le ospedalizzazioni e i decessi collegati alla malattia. Gli over 65 sono considerati tra i soggetti più vulnerabili perché, con l’età, il sistema immunitario perde efficienza e risponde meno prontamente agli agenti infettivi. In questi mesi molte persone chiedono al medico se sia davvero necessario: la risposta basata sui dati è chiara, ma ci sono dettagli pratici che spesso passano inosservati — un dettaglio che molti sottovalutano riguarda le differenze tra le formulazioni disponibili, specie quelle potenziate per gli anziani. Le complicanze respiratorie come bronchiti e polmoniti, così come il peggioramento di malattie croniche preesistenti, sono tra i rischi principali che il vaccino aiuta a prevenire. La vaccinazione non solo riduce la probabilità di ammalarsi, ma attenua anche i sintomi se il contagio dovesse verificarsi e limita la circolazione del virus nella comunità. Per questo motivo le autorità sanitarie raccomandano la somministrazione agli over 65 e a chi convive con persone fragili; allo stesso tempo, chi vive in città spesso nota un aumento dei casi proprio nei periodi di maggiore socialità, un fenomeno che in molti notano solo d’inverno.

Perché è importante vaccinarsi dopo i 65 anni

Con l’età si parla spesso di immunosenescenza, cioè del progressivo calo delle difese immunitarie che limita la capacità di reagire alle infezioni. Questo non è un concetto astratto: lo si vede nei dati clinici e nella pratica quotidiana, quando infezioni respiratorie semplici evolvono in quadri più complessi per chi ha patologie croniche. Malattie cardiache, diabete e broncopneumopatie possono peggiorare in presenza di influenza, con maggior rischio di ricovero e complicazioni a lungo termine.

Vaccino antinfluenzale over 65: quando e perché farlo
Primo piano della siringa monouso per il vaccino antinfluenzale: un gesto di prevenzione cruciale per gli over 65. – pollnet.it

Il vaccino, aggiornato ogni anno per allinearsi ai ceppi circolanti, offre una barriera efficace: riduce il numero di casi, limita la gravità e, per estensione, protegge anche chi non può vaccinarsi per motivi medici. La vaccinazione è offerta dal Servizio sanitario nazionale agli over 65 e spesso viene somministrata dal medico di medicina generale, nei centri vaccinali ASL o, in alcune regioni, in farmacia. È importante sottolineare che vaccinarsi ha anche un impatto collettivo: meno casi gravi significano meno pressione sugli ospedali e un alleggerimento per i caregiver. Un dato pratico che molti ritengono utile: l’immunità richiede circa due settimane per consolidarsi dopo la somministrazione, per questo è consigliabile programmare la vaccinazione nel periodo indicato dalla campagna vaccinale, ma anche chi si vaccina più tardi continua a ottenere protezione per tutta la stagione. Proteggere gli anziani significa dunque ridurre rischio individuale e oneri collettivi; allo stesso tempo, molte persone scoprono che un semplice gesto preventivo può evitare settimane di debolezza fisica e di cure intensive.

Il vaccino ad alto dosaggio: evidenze e disponibilità pratica

Per rispondere all’indebolimento del sistema immunitario negli anziani, sono state sviluppate formulazioni ad alto dosaggio con una quantità di antigene superiore rispetto ai vaccini standard. L’obiettivo è stimolare una risposta anticorpale più robusta e duratura, così da offrire una protezione migliore contro le forme severe. Studi internazionali, tra cui una ricerca pubblicata su riviste scientifiche, hanno analizzato l’efficacia del vaccino ad alto dosaggio su popolazioni estese in Europa. In particolare, uno studio su oltre 460 mila persone in Danimarca e Spagna ha mostrato riduzioni significative delle ospedalizzazioni: -8,8% per influenza o polmonite, -6,3% per malattie cardio-respiratorie, -31,9% per influenza confermata in laboratorio e -2,2% per qualsiasi causa. Questi numeri suggeriscono che, per gli anziani più fragili, la scelta della formulazione può fare la differenza sul piano clinico e sulla qualità di vita. Un aspetto che sfugge a chi vive in città riguarda l’impatto sul sistema sanitario locale: meno ricoveri si traducono in minori costi e in reparti meno sovraccarichi, con benefici anche per chi deve accedere ad altre cure. Sul fronte pratico, il vaccino antinfluenzale ad alto dosaggio è incluso nelle opzioni offerte nella campagna vaccinale e resta gratuito per gli over 65; può essere somministrato insieme ad altri vaccini consigliati per l’età avanzata, come quello antipneumococcico o anti-Covid, utilizzando punti di iniezione distinti. Gli effetti collaterali registrati sono in genere lievi e transitori — dolore al sito d’iniezione, lieve febbre o stanchezza — mentre le reazioni gravi sono rare. Per molte famiglie, programmare la vaccinazione significa prevenire non solo la malattia ma anche le conseguenze pratiche di un ricovero, un dettaglio che molti sottovalutano quando decidono se prenotare l’appuntamento.

×