Ogni inverno in Svezia nasce un hotel di ghiaccio scolpito a mano: ecco dove ammirarlo dal vivo

Ogni inverno in Svezia nasce un hotel di ghiaccio scolpito a mano: ecco dove ammirarlo dal vivo

Luca Antonelli

Novembre 9, 2025

Sulle rive del Jukkasjärvi, dove il fiume scorre lento e l’inverno domina il paesaggio, ogni anno prende forma una costruzione che si dissolverà con la primavera. L’Icehotel non è un museo permanente: è un cantiere stagionale, un’opera che nasce dall’acqua del territorio e che viene smantellata quando le temperature salgono. Lo spettacolo si ripete da decenni, attirando visitatori curiosi e professionisti del freddo, e racconta il rapporto concreto tra risorse locali e creatività applicata all’architettura.

Un progetto che si ricrea ogni anno

La costruzione comincia mesi prima: in primavera gli addetti al prelievo ricavano enormi blocchi dal fiume Torne, poi li conservano in celle refrigerate fino all’allestimento. Il ghiaccio usato è particolarmente trasparente e stabile, e ogni stagione viene quantificato in decine di migliaia di metri cubi: si parla di circa 35.000 metri cubi di ghiaccio e neve messi da parte per il cantiere stagionale. Un dettaglio che molti sottovalutano è la logistica: il trasporto e lo stoccaggio di questi volumi richiedono attrezzature specifiche e una programmazione precisa, perché la materia prima è disponibile solo per un periodo limitato.

Ogni inverno in Svezia nasce un hotel di ghiaccio scolpito a mano: ecco dove ammirarlo dal vivo
L’ingresso maestoso dell’Icehotel in Svezia, scolpito nel ghiaccio e adornato da due alberi, accoglie i visitatori nel gelido lusso. – pollnet.it

A novembre, quando le temperature si consolidano, parte il montaggio vero e proprio. Squadre di carpentieri, tecnici e scultori lavorano per settimane a temperature che possono arrivare a -40°C. Le pareti e le volte nascono grazie a una miscela compatta di neve e ghiaccio tritato chiamata snice, spruzzata su grandi casseforme e lasciata congelare: funziona come una malta naturale e garantisce solidità. L’ossatura finale copre migliaia di metri quadrati e, una volta pronta, diventa la base per gli interventi artistici interni.

La pianificazione è ingegneria applicata al freddo: ogni passaggio è cronometrato per sfruttare la finestra climatica disponibile. Un aspetto che emerge parlando con gli operatori è la dipendenza stretta dalle condizioni del territorio: variazioni in durata dell’inverno o nella qualità del ghiaccio spostano costi e tempi, e questo rende la produzione dell’hotel un’attività tanto creativa quanto fragile.

Le suite d’arte e l’esperienza dei visitatori

L’interno dell’hotel diventa ogni anno una galleria: un concorso internazionale seleziona team di artisti e designer che progettano le suite d’arte. Ogni stanza è pensata come un’installazione unica — temi, materiali e luci variano — e niente di ciò che si crea viene replicato nella stagione successiva. La formula funziona come una mostra effimera: il pubblico paga per vedere e, se lo desidera, per dormire in ambienti che sono al tempo stesso opera e camera.

La struttura ospita anche un IceBar dove i bicchieri sono scolpiti nel ghiaccio, e una IceChapel usata per cerimonie intime. Per chi sceglie il pernottamento in camera gelida, l’esperienza è gestita per limitare i disagi: gli ospiti ricevono un sacco a pelo artico progettato per isolare efficacemente, e i letti sono rivestiti con pelli isolanti. Un dettaglio che molti sottovalutano è la routine propagata dallo staff: la spiegazione su come vestirsi a strati e come usare gli equipaggiamenti è parte integrante dell’accoglienza, perché è fondamentale per la sicurezza e il comfort.

La maggior parte delle visite include attività sul territorio: escursioni per osservare l’aurora boreale, tour con slitte trainate da cani, e sessioni pratiche di scultura su ghiaccio. Nel complesso, si tratta di un’offerta che combina turismo esperienziale e fruizione artistica, con flussi che arrivano da diversi paesi e profili di viaggiatori molto eterogenei.

Economia, innovazione e i rischi del riscaldamento

L’operazione Icehotel ha ridisegnato l’economia locale: da villaggio isolato è diventato un punto di riferimento internazionale per il turismo artico. L’afflusso stagionale genera lavoro diretto nell’albergo e nell’indotto — guide, ristorazione, trasporti — e ha portato investimenti in infrastrutture. Un fenomeno che in molti notano solo d’inverno è proprio l’effetto moltiplicatore sull’occupazione: la stagione corta concentra flussi intensi che poi sostengono l’attività per l’intero anno.

Il cambiamento climatico è la sfida più concreta. Inverni più miti riducono la finestra per la raccolta del ghiaccio e compromettono la qualità della materia prima. Per mitigare questi rischi, è nata nel 2016 una versione permanente chiamata Icehotel 365, mantenuta fredda grazie a un impianto di refrigerazione alimentato da pannelli solari e altre fonti locali. L’idea è semplice ma tecnica: usare l’energia disponibile del territorio per conservare una porzione di esperienza ghiacciata anche quando l’hotel stagionale non esiste più.

La gestione cerca di coniugare attrattività e sostenibilità: l’energia dell’Icehotel 365 è dichiarata al 100% rinnovabile, e il ciclo stagionale dell’hotel tradizionale è concepito come economia circolare — ciò che si prende dal fiume torna a scorrere libero. In termini concreti, resta però una questione aperta: quanto potranno adattarsi modelli turistici così dipendenti dal freddo a variazioni climatiche che sono già in atto? Allo stesso tempo, la comunità locale osserva gli sviluppi con attenzione, consapevole che da queste scelte dipende una parte rilevante del proprio futuro economico.

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