Intorno al mondo, Capodanno si celebra a tavola così: 10 piatti simbolo per chiamare fortuna

Intorno al mondo, Capodanno si celebra a tavola così: 10 piatti simbolo per chiamare fortuna

Luca Antonelli

Novembre 9, 2025

La tavola di Capodanno è spesso il luogo dove si misurano speranze e superstizioni: in molte case italiane le lenticchie e il cotechino restano i simboli più noti di un avvio d’anno “forte”. Eppure, spostando lo sguardo oltre i confini, emerge un quadro variegato di piatti e gesti che hanno la stessa funzione: attrarre fortuna, salute e prosperità. La domanda non è solo “che cosa mangiare?”, ma “per quale motivo quel cibo è considerato propiziatorio?”.

In alcuni casi il legame è storico, in altri è simbolico: il colore, la forma o la presenza di un oggetto nascosto possono trasformare un semplice dessert in un amuleto. Un dettaglio che molti sottovalutano è che la praticità spesso determina la tradizione: alimenti conservabili o facili da condividere diventano rituali nelle comunità. Chi cucina e chi osserva lo nota, soprattutto nelle città dove le tradizioni si mescolano ogni stagione.

Questo articolo racconta alcune di queste usanze, spiega il significato dietro i piatti e suggerisce piccoli spunti per chi vuole prendere ispirazione dal mondo senza perdere il senso pratico della tavola di fine anno.

Piatti e rituali nel cuore d’Europa

Nel Belgio la tradizione si gioca nelle prime ore dell’alba: un piatto di zuppa di cipolle serve a “purificare” il corpo e ad avviare il nuovo anno con leggerezza. Non è raro che sotto i piatti vengano nascoste monetine o foglie di cavolo come semplici amuleti contro la sfortuna. Questo gesto mostra come piccoli oggetti quotidiani assumano valore simbolico.

Intorno al mondo, Capodanno si celebra a tavola così: 10 piatti simbolo per chiamare fortuna
Calda e ricca, la zuppa di legumi è un classico piatto portafortuna per iniziare l’anno con abbondanza. – pollnet.it

In Francia il cenone è spesso un’esibizione di prodotti di lusso: foie gras, ostriche, escargots e un classico brindisi con champagne. Anche il bacio sotto il vischio conserva qui un ruolo sociale: non è solo superstizione, ma un rituale di aggregazione e di conferma affettiva tra chi partecipa alla tavola. Nel Mediterraneo orientale, la Grecia unisce dolce e gesto: alla vassilopita si nasconde una monetina nell’impasto — chi la trova ottiene fortuna — mentre il melograno viene rotto a terra; la dispersione dei chicchi è letta come misura della prosperità futura. Un fenomeno che in molti notano solo d’inverno è la centralità del dolce come strumento rituale: non è solo gusto, è lettura simbolica della comunità.

Spagna e gran parte del Sud America praticano una consuetudine semplice e cadenzata: mangiare 12 acini d’uva, uno per ogni rintocco della mezzanotte. La regola è ferrea — dodici esattamente — e la ripetizione rafforza il valore collettivo dell’usanza. In Germania invece il brindisi serale può prevedere una bevanda scenografica come la Feuerzangenbowle, mentre è considerato propizio lasciare sul tavolo un piatto abbondante per simboleggiare prosperità.

Nord, Estremo Oriente e rituali del brindisi

Nei Paesi Bassi il capodanno è visivamente un cerchio: dolci e preparazioni rotonde — dalle ciambelle agli oliebollen — rappresentano idealmente il ciclo che ricomincia. L’aspetto visivo qui conta tanto quanto il sapore: la forma arrotondata è letta come augurio di continuità e completamento.

In Estonia sopravvive una tradizione fuori dal comune: i cosiddetti sette pasti tra la vigilia e il primo giorno dell’anno. L’idea proviene da una vecchia credenza secondo cui accumulare diversi piatti fornisce forza e buona sorte per i mesi a venire. È un aspetto che sfugge a chi vive in città, dove la praticità della vita quotidiana rende difficile replicare rituali così articolati.

In Giappone le scelte alimentari per il capodanno sono altamente simboliche e codificate. Il kouhaku kamaboko — una torta di pesce bianca e rossa — evoca gioia e sacralità; i kuromame, semi di soia nera, sono associati alla buona salute; l’o‑toso, un sakè speziato, ha la funzione di scacciare spiriti e malanni; i noodles lunghissimi simboleggiano la longevità, ma attenzione: devono rimanere integri durante la cottura per conservare il significato tradizionale.

Per quanto riguarda il brindisi, le usanze parlano chiaro: in Russia si scrive un desiderio su un pezzo di carta, lo si brucia e una piccola parte delle ceneri viene buttata nello champagne; il bicchiere va svuotato entro 60 secondi per rendere efficace il rito. In Brasile, invece, il gesto propiziatorio può essere fisico: lanciare il calice alle spalle verso il mare o verso il cielo è inteso come offerta alla sorte. Un dettaglio pratico che molti sottovalutano è che questi gesti richiedono spazio e attenzione: non tutte le tavole sono adatte a rituali scenografici.

Nel pianificare il proprio menù è utile tenere conto di questi significati: mescolare una tradizione locale con un gesto straniero può diventare un modo concreto per creare senso e comunità attorno alla tavola. Alla fine, chi partecipa alla cena ricorderà più la condivisione che il piatto in sé, una tendenza che in molte famiglie italiane è già evidente.

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