In Friuli l’autunno regala il foliage più spettacolare d’Italia: il segreto delle Prealpi Giulie

In Friuli l’autunno regala il foliage più spettacolare d’Italia: il segreto delle Prealpi Giulie

Luca Antonelli

Novembre 9, 2025

Tra i crinali delle Prealpi Giulie e le valli modellate dall’acqua, il Friuli orientale cambia volto quando le foglie cominciano a cadere: i boschi si trasformano in un mosaico di toni caldi, le stradine sterrate riportano antichi passi e l’aria assume odori di sottobosco e legna. Chi percorre quei sentieri nota subito la differenza: non è solo il colore, ma la qualità del paesaggio che sembra più nitida e definita. Un dettaglio che molti sottovalutano è la percezione del silenzio, accentuato dalla minore presenza di escursionisti rispetto ad altre stagioni. Il territorio attorno al fiume che attraversa queste valli offre viste diverse a ogni curva: gole, pareti rocciose e boschi che cambiano rapidamente aspetto. Foliage, castagneti e tratti lastricati raccontano la presenza umana e naturale in equilibrio. Questo pezzo esplora la geografia che definisce il paesaggio e gli itinerari più significativi, con indicazioni concrete per chi vuole camminare senza perdere il contatto con la storia del luogo.

La geografia che modella le valli del Torre

Il corso principale che caratterizza l’area è il fiume Torre, nato sui Monti Musi a quota 529 metri; nel tempo le sue acque hanno inciso gole e forre, generando un sistema di valli dove l’acqua resta elemento dominante. Le acque fredde hanno scavato pareti e creato microambienti dove la vegetazione si adatta in modo diverso rispetto alle pianure limitrofe. Nei tratti più stretti si formano torrenti e salti che, insieme ai boschi, determinano una sequenza di paesaggi quasi compatti. Le Valli del Torre mostrano così una stratificazione di habitat: faggi su pendii umidi, querce e castagneti nelle aree più riparate, con larici e abeti a quote leggermente superiori.

In Friuli l’autunno regala il foliage più spettacolare d’Italia: il segreto delle Prealpi Giulie
Nel reticolo di sentieri che percorre le valli emergono percorsi capaci di raccontare la stagione. – pollnet.it

Tarcento è spesso indicata come il centro aggregativo della zona: è qui che si conservano pratiche legate all’acqua e cerimonie popolari come i fuochi di fine inverno, che ricordano l’intreccio tra comunità e ambiente. Tarcento mantiene una funzione di snodo per gli itinerari, con sentieri che partono dal centro e salgono verso boschi remoti. Un aspetto che sfugge a chi vive in città è la continuità tra infrastrutture storiche (ponti, lavatoi, strade lastricate) e il disegno naturale del territorio; questi elementi insieme raccontano la presenza umana nel corso dei secoli.

In sintesi, la morfologia — fiumi, gole, versanti — è ciò che rende l’area riconoscibile: un sistema dove ogni elemento, dall’acqua alla pietra, contribuisce a scenari che cambiano rapidamente con il mutare della stagione.

Itinerari, cascate e boschi da non perdere

Nel reticolo di sentieri che percorre le valli emergono percorsi capaci di raccontare la stagione: il Monte Faeit propone un tracciato impegnativo vicino ad Artegna, con partenza dal vecchio lavatoio di Lavio di Mont e tratti lastricati che riportano ai tempi in cui la montagna era vita quotidiana. Salendo si attraversano castagneti che, oltre al valore paesaggistico, offrono la possibilità di raccogliere frutti tipici della stagione. Il percorso verso la sommità mostra una varietà di flora che in autunno restituisce contrasti cromatici molto marcati.

Un percorso cittadino significativo è il Tai Roncs dal Soreli, che collega il centro di Tarcento con il bosco di Coia in un itinerario di circa cinque chilometri; è percorribile in un paio d’ore e alterna faggi e castagneti con panorami sulle vallate. Lungo le valli sono concentrate anche le cascate, attrazioni naturali che spesso restano nascoste fino all’ultimo tratto di sentiero: la Cascata Cukula, tra Platischis e Prossenicco, presenta un salto vicino ai settanta metri e si inserisce in un contesto boschivo molto protetto.

Le Cascate Gemelle di Faedis e le Cascate di Crosis testimoniano invece la convivenza tra elementi naturali e interventi storici: la diga di Crosis risale ai primi impianti idroelettrici e genera un salto che restituisce prospettive diverse rispetto alle cascate naturali. Infine, il Sentiero delle Cascate dell’Orvenco si sviluppa per circa nove chilometri, collegando salti d’acqua naturali e manufatti minori; è un itinerario ideale nel periodo autunnale, tra foglie cadute e colori netti. Un fenomeno che molti notano solo vivendo la montagna è la rapidità con cui la luce cambia nel sottobosco: la stessa valle osservata in un’ora può offrire variazioni di colore e intensità che rimangono impresse e motivano il ritorno dei visitatori.

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