Vitamina B12, il nutriente che fa davvero la differenza: cosa succede se manca e dove trovarla oggi

Vitamina B12: a cosa serve e dove si trova?

Luca Antonelli

Novembre 7, 2025

Ci sono sintomi che spesso vengono messi in conto alla stanchezza quotidiana: affanno dopo poche scale, memoria che vacilla, formicolii alle dita. In ambulatori e laboratori italiani questi segnali finiscono regolarmente sotto attenzione perché, in molti casi, sono la punta visibile di un problema nutrizionale preciso: la carenza di vitamina B12. È una vitamina poco chiacchierata ma cruciale per il sangue e per il sistema nervoso, e la sua mancanza può entrare nella vita quotidiana senza clamore.

A cosa serve la vitamina B12

La cobalamina svolge ruoli biologici molto specifici e indispensabili. Prima di tutto partecipa alla produzione dei globuli rossi, lavorando insieme alla vitamina B9 per garantire che le cellule del sangue si formino correttamente e che i tessuti ricevano ossigeno a sufficienza. Allo stesso tempo è coinvolta nella sintesi del DNA, un processo che sta alla base della divisione cellulare e della rigenerazione dei tessuti.

Vitamina b12
La vitamina B12 è presente quasi esclusivamente negli alimenti di origine animale. – pollnet.it

Dal punto di vista metabolico la B12 facilita la trasformazione di carboidrati, grassi e proteine in energia, un aspetto che molti pazienti associano direttamente a un calo di vitalità. Sul fronte neurologico, la vitamina è essenziale per la produzione della mielina, la guaina che protegge le fibre nervose: senza di essa le trasmissioni nervose si deteriorano, con conseguenze che possono diventare permanenti se non trattate.

Un dettaglio che molti sottovalutano è il legame tra B12 e umore: la vitamina influisce sulla sintesi di neurotrasmettitori come serotonina e dopamina, e quindi sulla concentrazione e sullo stato emotivo. Per questo motivo, nel lavoro clinico si considera la B12 non solo per l’anemia ma anche per problemi cognitivi e alterazioni dell’umore, specialmente in persone anziane o con sintomi sfumati che persistono nel tempo.

Dove si trova e quanto ne serve

La vitamina B12 è presente quasi esclusivamente negli alimenti di origine animale, perché è prodotta da microrganismi presenti nell’apparato digerente di animali e pesci. Le fonti più ricche sono carne e frattaglie, in particolare il fegato, pesce e molluschi come salmone, tonno e ostriche, oltre a uova e latticini come latte e formaggi stagionati. Per chi segue una dieta priva di prodotti animali, i cereali arricchiti e gli integratori rappresentano le alternative praticabili in molti paesi, Italia compresa.

Il fabbisogno varia con l’età e lo stato fisiologico: le linee guida italiane indicano per gli adulti un valore di riferimento di 2,4 µg al giorno, con un leggero aumento in gravidanza (circa 2,6 µg) e durante l’allattamento (circa 2,8 µg). Nei primi anni di vita i numeri sono inferiori ma importanti: per un lattante tra 6 e 12 mesi il riferimento è circa 0,7 µg. Un fenomeno che molti notano solo in età avanzata è la ridotta capacità di assorbimento: negli anziani, anche dietetici adeguati non sempre bastano.

Un aspetto pratico che molti trascurano è la biodisponibilità: non tutti gli alimenti la forniscono allo stesso modo e, in presenza di problemi gastrici, la quota assorbita può calare drasticamente. Per questo, oltre alla dieta, in diverse regioni italiane i medici valutano l’uso di integrazioni mirate, specie per gruppi a rischio.

Carenza: cause, sintomi e conseguenze pratiche

La carenza di vitamina B12 può avere cause nutrizionali, come una dieta vegana non integrata, o problemi di assorbimento legati a condizioni cliniche: gastrite atrofica, celiachia, morbo di Crohn o interventi chirurgici che coinvolgono stomaco e intestino riducono la capacità di assimilare la vitamina. Un aspetto che sfugge a chi vive in città è che anche un uso prolungato di alcuni farmaci può influire sull’assorbimento.

I segnali iniziali sono spesso vaghi ma progressivi: stanchezza, pallore, fiato corto e ridotta capacità di concentrazione. Con il tempo possono emergere disturbi neurologici come formicolii, intorpidimento o perdita di sensibilità a mani e piedi, oltre a difficoltà cognitive e alterazioni dell’umore. Nei casi più gravi si manifesta l’anemia megaloblastica, spesso definita anemia perniciosa, e danni nervosi che, se ritardati nella diagnosi, possono diventare irreversibili.

In gravidanza una carenza non corretta può influenzare lo sviluppo fetale; per questo le donne in attesa, soprattutto se seguono diete vegane o vegetariane, vengono consigliate di verificare lo stato di B12 e, se necessario, integrare. Nei neonati di madri con apporto insufficiente, l’integrazione tempestiva è fondamentale per evitare ritardi nello sviluppo.

Una diagnosi precoce si basa su esami di laboratorio semplici e su una valutazione clinica attenta: testare i livelli di B12 in persone anziane, in donne in gravidanza con restrizioni dietetiche e in pazienti con disturbi gastrointestinali è una pratica che molti specialisti in Italia raccomandano. Un dato concreto che rimane: prevenire la carenza è molto più semplice che affrontarne le conseguenze a lungo termine.

×