La V edizione dell’Atlante di Legambiente e AzzeroCO2 racconta 3 milioni di nuovi alberi e 4.000 ettari riforestati. Ma la crisi climatica resta una minaccia
La V edizione dell’Atlante delle Foreste, presentata da Legambiente e AzzeroCO2 il 3 novembre 2025, fotografa un’Italia che investe sempre di più nel verde. Nel solo 2024 sono stati messi a dimora oltre 3 milioni di alberi, per quasi 4.000 ettari di nuove superfici forestali, tra contesti urbani, periurbani e aree naturali protette.
Non si tratta di semplici “piantumazioni simboliche”: lo studio parla di capitale naturale capace di generare oltre 20 milioni di euro l’anno in servizi ecosistemici lungo tutta la vita degli impianti. Un modo concreto per tradurre in numeri i benefici ambientali, economici e sociali della forestazione.
I servizi ecosistemici che non si vedono ma valgono
L’Atlante analizza 294 progetti distribuiti lungo tutta la Penisola e attribuisce un valore economico alle funzioni svolte dalle nuove foreste: dalla mitigazione degli eventi climatici estremi al miglioramento della qualità dell’aria e del suolo.
Per la regolazione del clima e dell’aria, il valore è stimato in 2.202,9 euro per ettaro all’anno; il contributo socio-culturale – turismo, attività ricreative, benessere – vale 639,2 euro per ettaro all’anno. Ancora più forte il cosiddetto “valore di lascito” alle generazioni future: 2.342,5 euro per ettaro ogni anno.
Foreste contro caldo estremo e inquinamento
Secondo i dati citati da Legambiente, gli alberi in città possono ridurre la temperatura al suolo fino a 8 °C, mentre un solo albero maturo assorbe in media 10–20 kg di CO₂ l’anno in contesto urbano. Un ettaro di foresta urbana può rimuovere circa 17 kg di PM10 e 35,7 kg di ozono troposferico all’anno; nelle foreste periurbane l’assorbimento di carbonio può arrivare a oltre 1.000 kg per ettaro.
Un’Italia più verde, ma non al sicuro
Il rapporto ricorda però che piantare alberi non basta: la crisi climatica sta accelerando incendi, parassiti (come il bostrico) e periodi di siccità prolungata, che minano la resilienza delle foreste italiane.
Servono quindi politiche di gestione attiva, corridoi ecologici e una pianificazione urbana che consideri il verde come infrastruttura essenziale, al pari di strade e reti energetiche.
