Bastano pochi minuti dopo una cottura intensa per trasformare un piano pulito in una superficie segnata: aloni scuri, residui bruciati e, spesso, il gesto distratto che rovina tutto. Chi pulisce frettolosamente il piano a induzione con strumenti inadatti rischia di trasformare una riparazione semplice in un problema serio. In molte case italiane il passaggio dal gas all’induzione ha portato maggiore efficienza, ma anche nuova responsabilità: la superficie in vetroceramica non è indistruttibile e si graffia con facilità quando si usano strumenti sbagliati. Lo raccontano i tecnici del settore e lo notano gli installatori nelle città: l’errore più comune è quello di credere che più aggressivo sia il prodotto, migliore sarà la pulizia. Un dettaglio che molti sottovalutano: il graffio non è solo estetico, spesso è l’anticamera di malfunzionamenti che emergono nel corso dell’anno.
Il rischio nascosto nella pulizia
Il piano a induzione si basa su elementi sensibili sotto una lastra liscia: sensori, bobine e materiali che lavorano a stretto contatto. Quando la superficie viene graffiata, non è raro che si manifestino malfunzionamenti legati alla rilevazione delle pentole o a dispersioni di calore. Molti proprietari ignorano che spugne con la parte abrasiva, lame per raschiare o prodotti troppo corrosivi possono causare graffi irreparabili e compromettere la manutenzione futura. I segni superficiali tendono a diventare opacità permanenti, e a lungo andare la piastra perde anche la sua lucentezza, con un impatto pratico sulla distribuzione del calore. Un aspetto che sfugge a chi vive in città: la pulizia frequente con metodi aggressivi accumula danni che si vedono solo dopo mesi.

Chi ripara o sostituisce piastre in Italia segnala che molti guasti, all’apparenza elettronici, derivano da danni meccanici alla lastra. Le aziende produttrici, inoltre, spesso indicano manuali d’uso che sconsigliano l’uso di materiali abrasivi proprio per tutelare i componenti interni. Per questo motivo è utile riconoscere subito i comportamenti a rischio: strofinare con forza, usare detergenti alcalini concentrati o raschietti metallici sono pratiche che aumentano il rischio di perdita di efficienza e di costi di sostituzione più elevati. Un fenomeno che in molte case è sottovalutato fino al momento in cui il piano non risponde più come prima.
Come pulire senza compromettere la piastra
La prima regola è semplice e concreta: usare solo strumenti morbidi e prodotti delicati. I panni in microfibra sono ideali perché rimuovono grasso e aloni senza graffiare; vanno inumiditi con acqua calda e, se necessario, aggiungere poche gocce di succo di limone, la cui azione dell’acido citrico aiuta a sciogliere le incrostazioni leggere. Per i residui più ostinati si può impiegare uno sgrassatore delicato, oppure una pasta fatta in casa con bicarbonato e acqua applicata con delicatezza: il principio è usare abrasività minima e posa prolungata piuttosto che strofinare con forza. Un dettaglio che molti sottovalutano è il tempo di posa: lasciare agire il prodotto qualche minuto spesso evita lo sfregamento vigoroso che causa i danni.
Per le macchie bruciate, i produttori raccomandano raschietti in plastica specifici, non lame metalliche, e l’uso di movimenti leggeri. È importante asciugare sempre la superficie con un panno morbido per evitare aloni e depositi. Chi si occupa di installazione e assistenza sottolinea anche l’importanza di non utilizzare detergenti contenenti ammoniaca o soluzioni fortemente alcaline: possono intaccare il trattamento superficiale del vetro. Allo stesso tempo, pulire con regolarità evita accumuli che richiedono interventi aggressivi. In molte case italiane, seguire questi accorgimenti prolungherà la vita del piano e ridurrà la probabilità di dover ricorrere a riparazioni costose, lasciando la superficie lucida e funzionante più a lungo.
