ISPRA: città italiane sempre più vulnerabili al clima estremo, +25% di eventi in tre anni

Passeggiare su questa via di Roma è come rivivere la Dolce Vita: 500 metri di puro fascino

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Redazione

Novembre 5, 2025

Secondo il rapporto “Città e Clima 2025”, Roma, Milano e Napoli tra i centri più colpiti da allagamenti, ondate di calore e piogge torrenziali

L’Italia urbana è sempre più esposta agli effetti del cambiamento climatico.
Secondo il Rapporto “Città e Clima 2025” pubblicato da ISPRA il 4 novembre, negli ultimi tre anni si è registrato un incremento del 25% degli eventi meteorologici estremi nelle principali aree urbane del Paese.
Le città più colpite sono Roma, Milano, Bologna, Napoli e Torino, dove si moltiplicano episodi di piogge torrenziali, allagamenti improvvisi e ondate di calore prolungate.

L’indagine aggiorna la fotografia del rischio climatico in Italia, evidenziando un trend ormai strutturale: le città non solo subiscono più spesso fenomeni estremi, ma faticano a reagire per carenze infrastrutturali e urbanistiche.

Un’Italia urbana sotto pressione

Il rapporto ISPRA mette in luce come gli episodi di allagamento e nubifragio siano cresciuti in modo significativo soprattutto nel Nord e nel Centro Italia, con Milano e Bologna tra le aree più esposte per densità abitativa e impermeabilizzazione del suolo.
Al Sud, invece, si segnalano temperature record e notti tropicali sempre più frequenti, con picchi di disagio termico che toccano Napoli, Palermo e Bari.

Tra il 2020 e il 2023 si sono contati oltre 1.200 episodi estremi nei centri urbani italiani, di cui quasi la metà concentrati negli ultimi 18 mesi.
Un fenomeno che, secondo ISPRA, riflette l’accelerazione del riscaldamento globale e la crescente urbanizzazione non accompagnata da strategie di adattamento.

Perché le città soffrono di più

Tre i fattori chiave individuati dagli esperti:

  1. Impermeabilizzazione del suolo, che impedisce l’assorbimento dell’acqua piovana e provoca allagamenti anche in caso di precipitazioni moderate.

  2. Scarsa presenza di aree verdi, che riduce la capacità di raffreddamento naturale e aumenta le temperature urbane.

  3. Elevata densità edilizia, che intrappola calore e ostacola la circolazione dell’aria.

Questi elementi concorrono al cosiddetto “effetto isola di calore urbana”, per cui le città risultano fino a 5 °C più calde rispetto alle zone circostanti.
Le conseguenze non sono solo ambientali ma anche sanitarie: l’aumento dello stress termico e della concentrazione di inquinanti incide sulla salute dei cittadini.

Le soluzioni: città più “spugna”

ISPRA propone una serie di azioni concrete per mitigare l’impatto climatico:

  • Tetti verdi e pareti vegetali, per ridurre il calore e favorire l’assorbimento delle piogge;

  • Sistemi di drenaggio urbano sostenibile (SUDS), capaci di trattenere e riutilizzare l’acqua piovana;

  • Piantumazioni diffuse e infrastrutture verdi, come parchi lineari e corridoi ecologici;

  • Piani di adattamento climatico locale, obbligatori entro il 2026 per oltre 60 comuni capoluogo, in linea con il PNACC – Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici.

Verso città più resilienti

La sfida, avverte ISPRA, non è più solo ridurre le emissioni, ma adattarsi a un clima che cambia rapidamente.
Le città del futuro dovranno essere più verdi, permeabili e resilienti, capaci di assorbire l’acqua, raffreddare l’aria e garantire sicurezza ai cittadini.

Come si legge nelle conclusioni del rapporto: “La crisi climatica è ormai una crisi urbana. La risposta deve partire dalle città, dove vive oltre il 70% della popolazione italiana.”

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