La salita dalla Val San Nicolò non è solo una camminata: è un tracciato che alterna sterrata, asfalto e pascoli dove la geografia racconta la presenza umana e naturale. Si parte da Pozza di Fassa seguendo la segnaletica marrone per la Val San Nicolò e, dopo circa 2 km, si raggiunge il grande parcheggio di località Vidor (1.410 m/slm). Da qui la sterrata indicata dal cartello “615 Malga Crocifisso” sale nel bosco di abeti, in un ambiente che mostra subito il carattere della valle: ombra fitta, aria ferma e passi che diventano misurati. Un dettaglio che molti sottovalutano è la differenza di fondo strada tra i primi tratti e le porzioni più alte: la compattezza cambia e con essa il ritmo della camminata.
La sterrata confluisce sulla strada asfaltata poco prima di raggiungere la Malga Crocifisso (1.530 m/slm) e la sua chiesetta, punto di riferimento per chi conosce la zona. Qui si svolta a sinistra e si prosegue in salita alternando tratti aperti a boschi più chiusi; la via passa ai piedi delle pareti utilizzate per l’arrampicata e costeggia il torrente che, in un punto stretto, crea scorci angolati e significativi. Dopo questo tratto si apre il piano di Saùch (1.721 m/slm), dove si trova il capolinea della navetta: le casette sparse sui pascoli danno un senso di villaggio alpino mentre, a oriente, emergono le cime rocciose del gruppo della Marmolada. A tratti lungo la strada compaiono pannelli che raccontano termini locali e curiosità: sono piccoli strumenti didattici che arricchiscono la camminata anche per chi è già stato in montagna molte volte.
la parte alta: selciati, ponti e le cascate
L’asfalto termina a Ciampiè (1.810 m/slm), punto in cui la progressione diventa esclusivamente su sterrata. Il percorso mantiene una pendenza graduale fino a quando, seguendo il cartello “Pont de Ciamp”, devia decisamente a destra e si addentra nel bosco per raggiungere l’ampio greto sassoso del torrente I Giaf (1.900 m/slm). Attraversare quel greto —un tratto che richiede attenzione ai piedi— separa la prima parte della valle dalle quote superiori, dove i pascoli tornano a dominare il paesaggio e il sentiero si fa più marcato.

Il tracciato si infoltisce e, quando diventa una selciata, si è ormai vicini alla Baita alle Cascate (2.011 m/slm). L’edificio anticipa il salto delle cascate del Rio San Nicolò, che sorgono pochi metri più a monte: il fragore dell’acqua è un riferimento sonoro utile per orientarsi e un invito alla sosta. Dopo la pausa il sentiero costeggia il rio senza attraversarlo, per poi valicarlo più a valle su una passerella. Da qui parte la cosiddetta Strada dei Rusci, una sterrata costruita con lavoro forzato di prigionieri russi durante la Prima Guerra Mondiale: un elemento storico che spiega la fisionomia larga e regolare del tracciato. Un aspetto che sfugge a chi vive in città è la continuità del paesaggio sonoro: il passo, il vento e il corso d’acqua regolano il ritmo della camminata.
Dati pratici, varianti e ritorno
La Strada dei Rusci scende costantemente, talvolta in modo graduale e altre volte con pendenze più marcate, restando all’ombra di un bosco misto a predominanza di conifere. Il torrente scorre alla destra del sentiero per buona parte della discesa; si incontrano deviazioni che permetterebbero di attraversarlo, ma il percorso corretto è quello che porta a un evidente spazio adibito a parcheggio e quindi al ponte della località Sauch, da cui si ripercorre la via dell’andata fino a Vidor. I dati tecnici dell’anello sono chiari: lunghezza 14 km, dislivello 600 m e tempo di percorrenza netto 5 h, valori utili per pianificare le soste e la gestione dell’acqua e delle energie.
Da metà maggio a metà ottobre la valle è chiusa al traffico automobilistico all’altezza del parcheggio Vidor: è possibile raggiungere Saùch con la navetta dal parcheggio o con il trenino su gomma che parte da Pozza (entrambi a pagamento). Utilizzando la navetta il percorso si riduce a un anello di 6,5 km con circa 300 m di dislivello, una variante pratica per chi ha meno tempo o preferisce evitare l’avvicinamento in auto. Prima di ogni escursione è buona norma informarsi sulle condizioni meteo e controllare lo stato dei sentieri: un fenomeno che in molti notano solo d’inverno è la presenza di lastre di ghiaccio nelle ombre profonde, quindi l’attrezzatura adeguata è raccomandata. La valle resta un esempio di come storia, paesaggio e infrastrutture si sovrappongano: la Strada dei Rusci mostra chiaramente questa stratificazione, visibile ad ogni passo.
