Le giornate si accorciano e, per molte persone, la sera arriva con un senso di stanchezza che non sempre corrisponde al bisogno reale di riposo. In questi mesi l’alterazione della luce e delle temperature mette sotto pressione il nostro sistema di regolazione interna: il ritmo sonno-veglia perde riferimento e si fingono segnali confusi al cervello. Chi vive in città lo nota cambiando l’orario della sveglia o rimandando il sonno con schermi e caffè; un fenomeno che in molti notano solo d’inverno nelle regioni del Nord Europa, ma che in Italia interessa ugualmente chi lavora al chiuso. In poche parole, l’autunno non è solo foglie che cadono: è un test per il nostro orologio biologico.
La chiave per non farsi sorprendere è comprendere il ruolo della luce naturale. La diminuzione dell’illuminazione espone il corpo a un messaggio errato: è ora di produrre più melatonina, l’ormone del sonno, anche se la giornata lavorativa non è ancora conclusa. Per questo motivo gli esperti suggeriscono di aumentare l’esposizione alla luce durante il giorno: passeggiate nel primo pomeriggio, pause all’aperto e, quando possibile, spazi di lavoro vicino a finestre. Un dettaglio che molti sottovalutano è quanto l’orientamento dell’abitazione incida sulla quantità di luce ricevuta, soprattutto nelle grandi città italiane.
Costruire una routine di sonno efficace
Stabilire orari regolari per coricarsi e alzarsi è un provvedimento semplice ma potente: il corpo apprende segnali prevedibili e risponde con un addormentamento più rapido e un risveglio naturale. Una vera routine di sonno include anche il modo in cui si prepara l’ambiente: la camera va resa favorevole al riposo, con temperatura contenuta e poca luce. L’uso di tende oscuranti funziona in molte case, limitando le interruzioni causate da lampioni o insegne esterne.

Altro elemento pratico è il controllo degli stimoli serali. La luce emessa da telefoni e computer — la cosiddetta luce blu — sopprime la produzione di melatonina e ritarda l’addormentamento. Per questo è consigliabile dedicare l’ultima ora prima di coricarsi a attività con basso impatto sensoriale: lettura, tecniche di rilassamento o una breve routine di stretching. Un aspetto che sfugge a molti è l’effetto cumulativo: anche piccole variazioni nell’orario di andare a letto, ripetute nei weekend, bastano a sfasare il sistema.
Alimentazione, movimento e il resto della giornata
Quello che si mangia e quando lo si mangia condiziona il sonno più di quanto si pensi. Alcuni alimenti stagionali favoriscono la produzione di serotonina e melatonina: noci, semi, legumi e latticini contengono triptofano, un precursore naturale degli ormoni del riposo. Al contrario è utile moderare il consumo serale di caffeina e alcol; la prima è uno stimolante evidente, il secondo altera la qualità del sonno pur inducendo sonnolenza iniziale. Un dettaglio che molti sottovalutano è il timing dei pasti: cenare almeno due ore prima di coricarsi aiuta la digestione e riduce i risvegli notturni.
L’attività fisica regolare completa l’insieme di interventi pratici: esercitare il corpo riduce stress e ansia e facilita il sonno. In autunno vale la pena sfruttare le pause di luce per jogging o camminate nei parchi; tuttavia, è preferibile evitare allenamenti intensi nelle ore immediatamente precedenti il sonno. Intanto, tecniche come lo yoga o la meditazione serale migliorano la qualità del riposo e possono essere adattate a tutte le età. Bere a sufficienza durante la giornata ma limitare i liquidi la sera evita risvegli per necessità fisiologiche.
Adottare queste abitudini richiede continuità e qualche aggiustamento personale: nelle città italiane molti già adattano gli orari dei figli, della scuola e del lavoro per contenere l’impatto dei cambi di stagione. Per chi osserva il fenomeno, il risultato è concreto: meno risvegli notturni, maggior energia diurna e un’umore più stabile nel corso dell’anno.
 