Ecco quando e con quanti anni e contributi si accede alla pensione nel 2026: tutte le soglie

Ecco quando e con quanti anni e contributi si accede alla pensione nel 2026: tutte le soglie

Luca Antonelli

Novembre 2, 2025

In molti uffici e cantieri si respira un misto di attesa e pragmatismo: chi pianifica la fine della carriera guarda soprattutto ai numeri sul cedolino e sul conto contributivo. La manovra di Bilancio ha chiarito il quadro per l’accesso alla pensione nel 2026, senza introdurre novità radicali ma semplificando alcune opzioni. Per chi sperava in una riforma generale delle regole, la realtà è diversa: le possibilità si sono ristrette e tutto continua a girare attorno a due elementi fissi. In Italia il sistema previdenziale resta basato sul doppio requisito anagrafico e contributivo, una costante che orienta le scelte di milioni di lavoratori. Un dettaglio che molti sottovalutano è che non esistono vere uscite senza contribuzioni, salvo forme di assistenza con regole proprie.

Chi può andare in pensione senza limiti di età

Nel 2026 le misure che non pongono limiti anagrafici stringenti sono essenzialmente due e valgono per categorie specifiche. La prima è la quota 41 per i lavoratori precoci: per accedervi servono 41 anni di contributi, con almeno un anno di lavoro prima dei 19 anni e l’appartenenza a categorie tutelate come invalidi, disoccupati di lunga durata, caregiver e lavoratori usuranti. La seconda è la pensione anticipata ordinaria, che si calcola solo sui contributi versati e non sull’età, ma fissa soglie di contribuzione diverse per genere: per gli uomini sono necessari 42 anni e 10 mesi di contributi, per le donne 41 anni e 10 mesi.

Ecco quando e con quanti anni e contributi si accede alla pensione nel 2026: tutte le soglie
La legge di Bilancio mantiene diverse finestre per uscire in base all’età e ai contributi versati. – pollnet.it

Va ricordato che l’unica uscita senza contributi è di fatto l’assegno sociale, rivolto a chi raggiunge la soglia anagrafica richiesta e rispetta limiti reddituali precisi; non è una pensione contributiva ma una misura assistenziale. Un fenomeno che molti notano nelle città è la presenza crescente di richieste di informazione agli sportelli INPS: la confusione su regole e numeri resta elevata, e spesso servono chiarimenti sulle condizioni di appartenenza alle categorie protette.

Queste due strade non si sovrappongono sempre e richiedono verifiche puntuali della storia contributiva. Chi lavora in mansioni pesanti o notturne, ad esempio, deve controllare attentamente le ricongiunzioni e i periodi riconosciuti come usuranti.

Le opzioni legate ad età e contributi

La legge di Bilancio mantiene diverse finestre per uscire in base all’età e ai contributi versati. La pensione di vecchiaia ordinaria rimane fissata a 67 anni di età con almeno 20 anni di contributi; per chi è nel sistema contributivo puro è richiesto anche che la pensione maturata non sia inferiore all’assegno sociale. Parallelamente esiste la pensione di vecchiaia contributiva, destinata a chi non ha contribuzioni nel sistema retributivo: per questa forma il requisito indicato per il 2026 è di 71 anni di età e almeno cinque anni di contributi. Un aspetto che sfugge a chi vive in città è che queste regole toccano diversamente chi ha carriere discontinue o stage non retribuiti.

La pensione anticipata contributiva permette uscite prima dell’età piena a condizione di raggiungere determinati livelli retributivi e contributivi: nel 2026 si parla di un requisito minimo di 20 anni di contributi insieme a 64 anni di età, con l’ulteriore condizione che l’importo della pensione sia almeno tre volte l’assegno sociale. Per le donne sono previste soglie leggermente più favorevoli: con un figlio il moltiplicatore scende a 2,8, con due o più figli a 2,6.

Queste opzioni impongono scelte pratiche: chi valuta una cessazione anticipata deve verificare il calcolo della futura rata e l’impatto fiscale. Un dettaglio che molti sottovalutano è l’effetto di periodi non coperti o di lavori all’estero sui conteggi INPS, che possono invalidare la possibilità di rientrare in certe finestre.

Infine, per chi ha carriere miste è fondamentale un controllo preciso dei montaggi contributivi e delle opportunità di ricongiunzione o riscatto per raggiungere le soglie necessarie senza sorprese al momento della domanda.

Scivoli, misure residue e chi resta fuori

La legge di Bilancio conferma alcune misure mirate e sopprime altre: sono cessate Opzione Donna e Quota 103, mentre è stato confermato l’Ape Sociale, che continua a offrire un’uscita agevolata a categorie protette. Nel 2026 l’uscita per lavori usuranti resta possibile con la soglia complessiva indicata dalla normativa a quota 97,6, ovvero un mix di età e contributi che nel caso pratico significa almeno 35 anni di contributi e un’età di circa 61 anni e 7 mesi per l’accesso allo scivolo dei lavori gravosi e notturni.

Per l’Ape Sociale permangono i criteri differenziati: i caregiver, i disoccupati di lunga durata e gli invalidi possono accedere con circa 63 anni e 5 mesi di età e 30 anni di contributi; i lavoratori in mansioni gravose richiedono la stessa età ma 36 anni di contributi. Un aspetto che in molti territori emerge nelle pratiche è la richiesta di certificazioni e accertamenti medici per provare la condizione di gravosità o invalidità.

Per chi resta fuori da queste tutele, le strade rimangono la pensione anticipata ordinaria o l’attesa dell’età di vecchiaia; sul tavolo restano anche strumenti di flessibilità individuale, ma con pesanti effetti sull’importo definitivo. Un dettaglio concreto: molti conducenti di mezzi pubblici e operai delle linee di produzione stanno già verificando la possibilità di transitare per i canali usuranti per evitare anni di lavoro fisico supplementare.

Il quadro che emerge è pragmatico: le regole non cambiano radicalmente, ma chi pianifica l’uscita deve leggere con attenzione i requisiti e aggiornare le stime della futura pensione, valutando certificazioni, ricongiunzioni e possibili integrazioni contributive per non trovarsi con sorprese nella domanda all’INPS.

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