Il nuovo quadro ISPRA indica crescita dell’area a pericolosità da frana rispetto al 2021. Adattamento e prevenzione diventano urgenti
Il nuovo rapporto “Dissesto idrogeologico in Italia: pericolosità e indicatori di rischio” (edizione 2024, rapporto 415/2025) diffuso da ISPRA segnala un dato allarmante: l’area classificata a pericolosità da frana è in aumento rispetto al 2021.
Un segnale che, come sottolinea l’Istituto, impone priorità operative su prevenzione, pianificazione e adattamento climatico.
Il documento rappresenta la base tecnica per protezione civile, amministrazioni locali e pianificazione territoriale, offrendo mappe e indicatori aggiornati sull’intero territorio nazionale.
Le aree più vulnerabili
Le zone a rischio più elevato coincidono con fasce collinari e montane, dove l’instabilità naturale si somma agli effetti del consumo di suolo, degli incendi boschivi e delle piogge intense sempre più frequenti.
ISPRA ribadisce che la prevenzione passa da piani comunali di protezione civile aggiornati, reti di monitoraggio pluviometrico e interventi di ingegneria naturalistica.
Le priorità operative indicate dal rapporto sono chiare:
ridurre l’esposizione di persone, edifici e infrastrutture;
migliorare la tempestività dei sistemi di allerta;
velocizzare gli interventi di ripristino post-evento.
La mappa dei territori a rischio mostra un progressivo ampliamento delle aree critiche in diverse regioni del Centro e del Nord, ma anche nel Sud appenninico, dove le colate e le frane superficiali sono aumentate negli ultimi due anni.
Dati, clima e prevenzione
Il quadro delineato da ISPRA si inserisce in un contesto più ampio di instabilità climatica crescente.
Secondo l’Osservatorio Città Clima di Legambiente, nel 2025 gli eventi meteorologici estremi sono aumentati del 45% rispetto al 2024, con nubifragi, allagamenti rapidi e danni da vento in aumento costante.
Per questo, l’Istituto invita a integrare i dati ambientali, meteo e territoriali in un sistema informativo unico, capace di passare dalla logica emergenziale alla programmazione preventiva.
La sfida, osserva ISPRA, è quella di collegare dataset ambientali, protezione civile e pianificazione urbana, così da poter anticipare le criticità e intervenire prima che i fenomeni diventino disastri.
Un’urgenza nazionale
Il messaggio finale del rapporto è netto: il rischio si espande e richiede risposte sistemiche.
Per cittadini e amministrazioni significa informazione costante, manutenzione del territorio e cantieri più rapidi sulle criticità note.
Il 2025, scrive ISPRA, deve essere l’anno in cui pianificazione e prevenzione viaggiano alla stessa velocità del rischio.
Solo un approccio integrato — che unisca scienza, governance e partecipazione locale — può rendere l’Italia più resiliente di fronte a un clima che cambia.
