La rete globale dei farmers’ market cresce del 40% in un anno. A Roma l’assemblea della World Farmers Markets Coalition celebra il modello sostenibile del km zero
La rete mondiale dei mercati contadini continua a crescere. Secondo i dati diffusi da Coldiretti nel corso dell’assemblea della World Farmers Markets Coalition (WFMC) tenutasi a Roma, il numero delle realtà aderenti ha registrato un aumento del 40% in un anno, raggiungendo quota 28 mila mercati nel mondo. Un segnale di vitalità che riflette una tendenza globale: filiera corta e cibo locale non sono più nicchie, ma una risposta concreta alla crisi climatica e alimentare.
Roma, capitale del cibo locale
Nel solco dell’assemblea internazionale, Roma è stata celebrata come capitale del cibo locale durante una cerimonia che ha premiato gli agricoltori e i mercati contadini più virtuosi. L’iniziativa, sostenuta da Coldiretti e WFMC, ha voluto ribadire il valore culturale e sociale dell’agricoltura di prossimità: trasparenza di filiera, qualità certificata e comunità attive intorno al cibo vero. “Rendere visibile il lavoro agricolo e restituire alle città spazi di incontro attorno al cibo è una scelta che parla di futuro”, spiegano gli organizzatori.
Perché i mercati contadini funzionano
Il successo del modello nasce dal suo equilibrio tra economia e sostenibilità. Per i consumatori, i benefici sono tracciabilità, stagionalità e prezzi equi; per i produttori, maggior redditività e rapporto diretto con la domanda; per le città, meno rifiuti di imballaggio e più educazione alimentare nelle piazze. È una filiera che accorcia le distanze e riduce le emissioni, coerente con le linee guida FAO sui sistemi alimentari resilienti. In Italia, il tema è al centro del Forum Coldiretti/Censis 2025, dedicato al “mangiare bene, malgrado tutto”, un confronto sulle sfide economiche e ambientali del settore.
Dal gesto quotidiano alla politica del cibo
Scegliere il mercato contadino non è solo un atto d’acquisto: è una forma di partecipazione civica. Significa sostenere la biodiversità agricola, incentivare pratiche agroecologiche e ridurre la distanza culturale tra città e campagna. Una scelta quotidiana che, moltiplicata per milioni di persone, diventa politica del cibo: la prova che un altro modello di alimentazione – più locale, giusto e sostenibile – è già in cammino.
