Secondo Legambiente, il 2025 segna un nuovo record di nubifragi, grandinate e alluvioni lampo. Lombardia, Toscana ed Emilia-Romagna le regioni più colpite
L’Italia è sempre più vulnerabile agli effetti della crisi climatica. L’ultimo Osservatorio Città Clima di Legambiente, diffuso oggi, fotografa un 2025 segnato da un aumento drammatico degli eventi meteorologici estremi: 320 in dieci mesi, con un incremento del 45% rispetto al 2024. Nubifragi, grandinate e alluvioni lampo si susseguono con cadenza quasi settimanale, colpendo soprattutto le aree urbane del Nord e del Centro, ma con impatti significativi anche al Sud e sulle isole. “L’Italia è un laboratorio del cambiamento climatico in corso nel Mediterraneo”, scrivono gli esperti nel rapporto.
I numeri dell’Osservatorio
Il bilancio del 2025 mostra un quadro allarmante. Le regioni più colpite sono Lombardia, Toscana ed Emilia-Romagna, che insieme contano quasi un terzo degli eventi totali. Le città più esposte risultano Milano, dove si sono verificati oltre 20 episodi di allagamenti urbani in meno di un anno, Firenze, teatro di due alluvioni lampo a settembre e ottobre, e Catania, colpita da violente grandinate estive. Nel Sud Italia, i fenomeni estremi sono spesso legati alla combinazione tra temperature record e mare molto caldo, che alimentano celle temporalesche sempre più violente. “È un segnale di fragilità del territorio e di ritardi nelle opere di prevenzione”, commenta Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente. “Servono investimenti seri, non interventi tampone.”
L’adattamento che non può più attendere
Il Ministero dell’Ambiente ha annunciato l’avvio di 30 progetti pilota per migliorare la capacità di adattamento delle città italiane. Tra le misure previste: sistemi di drenaggio urbano sostenibile, monitoraggio idrogeologico costante e forestazione urbana per ridurre l’effetto isola di calore. I primi interventi partiranno da Bologna, Firenze, Bari e Cagliari, ma l’obiettivo è estendere il modello a tutto il territorio nazionale entro il 2027. Tuttavia, gli esperti avvertono che questi progetti, se non accompagnati da investimenti strutturali e da una governance stabile, rischiano di essere insufficienti. “L’adattamento climatico non può essere episodico”, spiegano i ricercatori dell’Osservatorio. “Va integrato nelle politiche urbane, energetiche e di protezione civile.”
Dal rischio all’azione
Gli eventi del 2025 mostrano con chiarezza che la stagione delle emergenze non è più un’eccezione, ma la nuova normalità. Alluvioni e ondate di calore convivono nello stesso mese, alternando piogge torrenziali a periodi di siccità estrema. Secondo i dati ISPRA, negli ultimi vent’anni l’Italia ha perso oltre 20 miliardi di euro in danni da eventi meteorologici, tra infrastrutture, agricoltura e patrimonio edilizio. “Siamo ancora fermi alla logica del dopo — spiega Ciafani — ma oggi serve un piano che unisca prevenzione e resilienza. Non possiamo continuare a rincorrere le emergenze.”
Una sfida politica e culturale
La crisi climatica non riguarda più solo l’ambiente, ma la tenuta stessa del Paese. Gli esperti chiedono una politica climatica integrata, capace di coniugare transizione energetica, tutela del territorio e innovazione tecnologica. L’obiettivo europeo della neutralità climatica entro il 2050 richiede un’accelerazione immediata: “L’adattamento non è una scelta, ma una necessità”, ribadisce Legambiente. Ogni ritardo ha un costo economico e sociale che il Paese non può più permettersi.
Verso un nuovo modello di città
Città più verdi, permeabili e connesse: è questa la direzione indicata dal rapporto. Ridurre il cemento, restituire spazio alla natura e investire in infrastrutture resilienti diventa la priorità per un’Italia che deve imparare a convivere con un clima sempre più imprevedibile. Il futuro — conclude il documento — non si misura solo in gradi o millimetri di pioggia, ma nella capacità di trasformare la crisi in una nuova cultura del vivere urbano.
