Allergie in aumento: l’autunno caldo del 2025 prolunga la stagione dei pollini

Influenza: arriva la gomma da masticare per la diagnosi precoce

Influenza: arriva la gomma da masticare per la diagnosi precoce | Pixabay @milorad_kravic - pollnet

Redazione

Ottobre 28, 2025

Secondo l’ISS, il prolungarsi della stagione dei pollini fa impennare i disturbi respiratori. Inquinamento e temperature anomale aggravano i sintomi

L’autunno 2025 non è solo il più caldo degli ultimi anni, ma anche quello con più fazzoletti usati. Secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità, i casi di allergie respiratorie sono aumentati del 25% rispetto al 2024, un dato che segna un cambiamento strutturale nella salute pubblica. Il clima anomalo prolunga la stagione dei pollini e allunga i periodi di esposizione anche per chi non aveva mai manifestato sintomi prima. Le piante continuano a fiorire, le temperature restano miti e le allergie non vanno più in vacanza.

Inquinamento e clima: il mix perfetto

La combinazione tra inquinamento atmosferico e temperature elevate è il principale fattore di questa impennata. Le giornate più calde e secche favoriscono la crescita di ambrosia e parietaria, piante altamente allergeniche che rilasciano pollini fino a novembre. “In molte città l’aria resta più calda e stagnante, aumentando la concentrazione di particolato e allergeni”, spiega la pneumologa Carla Ferrini dell’Ospedale San Carlo di Milano.

Lo smog, infatti, non solo irrita le vie respiratorie, ma altera anche la struttura dei pollini, rendendoli più aggressivi. Il risultato è un circolo vizioso che amplifica i sintomi e ne prolunga la durata. Le persone con allergie stagionali riferiscono sintomi più forti e persistenti, ma anche chi non aveva mai sofferto di disturbi respiratori comincia a manifestarli.

Sintomi e precauzioni quotidiane

Gli effetti si fanno sentire in modo sempre più diffuso: starnuti ricorrenti, naso chiuso, prurito agli occhi e tosse secca. Anche chi non soffre di allergie croniche può avvertire una maggiore sensibilità nelle giornate con alte concentrazioni di polline.

Gli specialisti consigliano di arieggiare le stanze solo la sera, quando la quantità di pollini nell’aria diminuisce, di utilizzare filtri antipolline nei condizionatori e di seguire i bollettini allergologici regionali. Importante anche lavare viso e capelli dopo essere stati all’aperto, per evitare che i pollini si accumulino su pelle e tessuti. “Molti sottovalutano l’allergia stagionale, ma nei soggetti predisposti può evolvere in asma o bronchite”, avverte la dottoressa Ferrini.

Le città più colpite

Secondo l’ISS, le aree urbane del Nord Italia risultano le più esposte, soprattutto la Pianura Padana, dove l’inquinamento atmosferico crea una “camera” di ristagno che trattiene pollini e smog vicino al suolo. Ma il fenomeno si estende anche al Centro e al Sud, dove l’innalzamento delle temperature medie prolunga la stagione vegetativa delle piante. Firenze, Bologna e Napoli sono tra le città con il maggior aumento di casi segnalati.

L’aria, insomma, racconta una geografia del clima che cambia: da Milano a Palermo, gli effetti del riscaldamento globale si fanno sentire anche sul respiro.

Una nuova normalità

L’Istituto Superiore di Sanità parla apertamente di una “nuova normalità allergica”. Le stagioni si allungano, i pollini si moltiplicano, le concentrazioni restano elevate per settimane. In parallelo, la qualità dell’aria continua a peggiorare, accentuando il rischio per chi vive nei centri urbani.

Le previsioni per il futuro non sono incoraggianti: secondo uno studio dell’OMS, entro il 2030 le allergie respiratorie interesseranno una persona su tre in Europa. “L’allergia è diventata una spia del clima che cambia”, osserva Ferrini. “Il nostro corpo reagisce a un ambiente che non riconosce più come stabile.”

L’aria che racconta il clima

L’allarme lanciato dagli esperti non riguarda solo i singoli, ma l’intero sistema sanitario. Le allergie prolungate aumentano il ricorso ai farmaci e ai pronto soccorso, incidendo sui costi pubblici e sulla produttività. Per questo gli specialisti chiedono più informazione, più prevenzione e politiche ambientali integrate.

Ridurre traffico e smog, aumentare le aree verdi e monitorare costantemente la qualità dell’aria non sono più semplici misure ecologiche: sono strategie di salute pubblica. L’autunno 2025 lo dimostra con chiarezza — l’aria che respiriamo racconta il clima che cambia, e la nostra salute ne paga le conseguenze.

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