Aria più pulita ma non basta: 30 città italiane ancora oltre i limiti

smog milano

Pixabay @mirkobozzato

Redazione

Ottobre 27, 2025

Nel 2025 le emissioni di CO₂ calano del 6%, ma 30 città restano fuori norma per polveri sottili. La sfida ambientale si gioca nei prossimi mesi

L’Italia respira un po’ meglio, ma non abbastanza. Il Rapporto ISPRA 2025, diffuso oggi, fotografa un Paese che riduce le emissioni di anidride carbonica del 6% rispetto all’anno precedente, ma non riesce a liberarsi dalle polveri sottili. Trenta città superano ancora i limiti imposti dall’Unione Europea, con una concentrazione preoccupante nella Pianura Padana e nei grandi centri del Centro-Sud. La qualità dell’aria migliora, ma troppo lentamente per centrare gli obiettivi del 2030.

Le cause di una transizione che rallenta

Dopo anni di progressi costanti, la curva della sostenibilità si è piegata. Gli esperti parlano di un rallentamento strutturale della transizione ecologica. Calano gli incentivi per le auto elettriche, i cantieri della mobilità sostenibile accumulano ritardi e i consumi energetici domestici tornano a crescere. “Servono politiche urbane più incisive”, avverte Gianni Silvestri, ricercatore ISPRA. “Non bastano progetti locali: serve una rete di città coordinate, con misure comuni per trasporti, edilizia e risparmio energetico.”

Città laboratorio e buone pratiche

Non mancano, però, segnali positivi. Milano, Bologna e Torino hanno introdotto da mesi zone a traffico ridotto dinamiche, dove le limitazioni variano in base ai livelli di inquinamento e alle condizioni meteo. Roma ha avviato il progetto “Foresta diffusa”, che prevede la piantumazione di 80mila alberi entro il 2026 per migliorare il microclima urbano e ridurre la CO₂. In diverse città minori, da Trento a Lecce, crescono gli esperimenti di comunità energetiche locali, con cittadini che producono e condividono energia pulita.

La sfida del 2030

L’Unione Europea chiede a tutti gli Stati membri di ridurre del 55% le emissioni entro il 2030, un obiettivo che per l’Italia resta impegnativo. Il rischio, spiegano gli analisti, è che i miglioramenti restino episodici e legati alle condizioni climatiche, invece che frutto di una strategia stabile. Il Paese deve passare da un modello di “emergenze ambientali” a uno di pianificazione permanente: meno blocchi del traffico improvvisati, più infrastrutture verdi e incentivi strutturali.

L’aria del futuro

Se il 2025 ha mostrato che cambiare è possibile, il 2026 dovrà dimostrare che può diventare normale. La qualità dell’aria non è più solo una questione di salute, ma di modello di sviluppo. Come ricorda ISPRA, “il futuro dell’aria che respiriamo si gioca nelle decisioni dei prossimi mesi”.

×