Uno studio dell’Istituto Superiore di Sanità rivela: +15% di disturbi psicologici nelle città più inquinate
Lo smog non colpisce solo i polmoni, ma anche la mente. Un nuovo studio dell’Istituto Superiore di Sanità, pubblicato a ottobre 2025, lancia l’allarme: l’esposizione prolungata a livelli elevati di PM2.5 e biossido di azoto (NO₂) è associata a un aumento del 15% dei disturbi d’ansia e del sonno. L’analisi, condotta su oltre 60mila italiani nell’arco di dieci anni, incrocia i dati sull’inquinamento atmosferico con le diagnosi mediche e le abitudini di vita. I risultati sono chiari: dove l’aria è peggiore, anche la salute mentale si indebolisce.
L’effetto delle città inquinate
Le aree più colpite si trovano nella Pianura Padana e nel Lazio, zone ad alta densità urbana e traffico costante. “L’aria pesante altera i ritmi circadiani e aumenta il cortisolo, l’ormone dello stress”, spiega la psicologa ambientale Elena Pini, che ha partecipato allo studio. Secondo gli esperti, l’esposizione cronica agli inquinanti non influisce solo sui polmoni e sul cuore, ma modifica il funzionamento del sistema nervoso centrale, favorendo insonnia, irritabilità e senso di affaticamento. A peggiorare la situazione contribuisce anche l’ambiente urbano: vivere in spazi rumorosi e poveri di verde amplifica l’ansia e riduce la qualità del sonno.
Prevenzione e cambi di abitudini
Gli esperti consigliano strategie quotidiane di difesa: camminare nei parchi invece che lungo le strade trafficate, installare piante filtranti in casa come ficus e pothos, aerare gli ambienti nelle ore di minore inquinamento. Ma serve anche un cambio di prospettiva politica. “La salute mentale non può essere disgiunta dall’ambiente”, sottolinea il rapporto dell’ISS, invitando le amministrazioni a trattare l’inquinamento come una priorità sanitaria. Piani di mobilità sostenibile, zone verdi diffuse e limiti più severi alle emissioni urbane diventano così strumenti di prevenzione psicologica oltre che ambientale.
Aria pulita, mente più leggera
I dati dimostrano che dove si investe nel verde urbano, i risultati arrivano. A Firenze, dopo la piantumazione di 10mila alberi, i casi di insonnia legati all’inquinamento sono calati del 12%. A Bergamo, quartieri riqualificati con giardini e piste ciclabili hanno registrato un calo del 10% dei disturbi d’ansia. Segnali incoraggianti che confermano quanto il benessere psicologico dipenda anche dalla qualità dell’aria che respiriamo. “Prendersi cura dell’ambiente — conclude Pini — significa prendersi cura di sé”. Nel 2025, la salute mentale passa anche dal cielo sopra le nostre teste.
