Il nuovo rapporto ISPRA indica un miglioramento reale, ma i target UE 2030 richiedono misure strutturali e continuità
Il quadro tracciato dal Rapporto ISPRA 2025 racconta un Paese che ha iniziato a cambiare davvero marcia: le emissioni di gas serra scendono del 7% rispetto al 2024, il particolato PM10 cala sotto soglia in più regioni e gli episodi di superamento si riducono in diversi capoluoghi. È un miglioramento concreto, frutto di scelte che stanno diventando sistema: elettrificazione del parco auto pubblico e privato, rinnovabili che pesano di più nel mix energetico, interventi su edifici e impianti termici meno energivori. Resta però evidente il nodo Pianura Padana, dove orografia, densità urbana e vocazione industriale richiedono piani dedicati, coordinati e stabili nel tempo.
Dove e come cambiano le emissioni
Guardando ai settori, l’energia resta il principale contributore, seguita dai trasporti e da un’agricoltura che, tra stalle e fertilizzanti, incide ancora troppo sulle emissioni climalteranti. Il Nord mostra i progressi più netti (piani di mobilità, ZTL evolute, filtri industriali), il Sud sconta infrastrutture più datate e un uso domestico di biomasse ancora diffuso. In positivo, l’industria spinge su processi low-carbon e recupero di calore, mentre in edilizia crescono gli standard NZEB per nuove costruzioni e riqualificazioni profonde che tagliano fabbisogni e costi.
Politiche, fondi e governance
Il Governo prepara un nuovo pacchetto “Aria 2026” orientato a stufe certificate, verde urbano, monitoraggi in tempo reale e potenziamento del TPL elettrico. La strategia si intreccia con gli obiettivi Fit for 55: tagli velocizzati della CO₂, più efficienza locale, strumenti di data governance per pianificare in modo predittivo. Le città metropolitane testano centri di controllo che integrano dati meteo, traffico e qualità dell’aria, così da modulare interventi e comunicazione ai cittadini.
Il passo da fare adesso
Il 2025 può essere ricordato come l’anno della svolta culturale: il tema aria smette di essere emergenza e diventa politica industriale urbana. Per restare in rotta verso il 2030 serviranno investimenti certi, regole chiare e continuità amministrativa. Non basta “andare meglio”: bisogna andare lontano con scelte che tengano insieme salute, competitività e qualità della vita.
