Ecco dove trasferirsi per vivere e lavorare meglio: questi Paesi sono il sogno dei nomadi digitali

Ecco dove trasferirsi per vivere e lavorare meglio: questi Paesi sono il sogno dei nomadi digitali

Luca Antonelli

Ottobre 22, 2025

In molte piazze europee i tavolini dei caffè e gli spazi di coworking sono pieni di persone con il portatile: non è un fenomeno isolato, ma il segnale di una scelta lavorativa che interessa sempre più italiani. Secondo Global Citizen Solutions, che ha messo a confronto 64 Stati nel Global Digital Nomad Report 2025, l’Europa spicca per infrastrutture e regole pensate per chi lavora a distanza. La classifica mette in fila opportunità concrete: visti dedicati, percorsi verso la residenza e requisiti di reddito molto diversi tra loro. Un dettaglio che molti sottovalutano è che la facilità burocratica non sempre corrisponde a costi inferiori nella vita quotidiana.

Perché la Spagna domina la classifica

La Spagna ha conquistato la vetta grazie a un mix di clima, servizi e una normativa ad hoc: il suo visto per lavoratori da remoto è pensato per chi presta la propria attività con strumenti digitali e ha introdotto regole chiare per freelance e impiegati. Il punto pratico è questa flessibilità: i professionisti autonomi possono svolgere incarichi per clienti spagnoli, a condizione che tali rapporti non superino il 20% del fatturato totale, una soglia che favorisce l’integrazione senza trasformare la forma contrattuale.

Ecco dove trasferirsi per vivere e lavorare meglio: questi Paesi sono il sogno dei nomadi digitali
La Spagna ha conquistato la vetta grazie a un mix di clima, servizi e una normativa ad hoc. – pollnet.it

La rete digitale pesa molto nella valutazione: la fibra ottica e le connessioni a banda larga tra le più veloci d’Europa rendono città e coste appetibili per chi dipende dalla qualità del segnale. Allo stesso tempo la Spagna propone un buon equilibrio tra qualità della vita, servizi e costi, e il costo della vita rimane spesso inferiore rispetto ad altre capitali occidentali. Questo rende più agevole il periodo iniziale della trasferimento, specie per chi parte da città italiane dove gli affitti sono più alti.

Per avviare la pratica servono requisiti precisi: un titolo universitario o almeno tre anni di esperienza professionale, risorse finanziarie pari al 200% del salario minimo spagnolo e un’assicurazione sanitaria valida. Il visto apre poi la strada alla residenza permanente e, in molti casi, alla cittadinanza, se si soddisfano i termini temporali e fiscali richiesti. È una scelta che attrae soprattutto chi cerca stabilità e un accesso graduale al mercato locale.

Dove andare dopo la Spagna: alternative e punte di forza

Subito dopo la Spagna la classifica premia i Paesi Bassi, dove il self‑employed permit è pensato per autonomi che dimostrano un contributo rilevante all’economia locale. Qui la praticità amministrativa convive con una forte qualità urbana: sicurezza, trasporti e vivibilità urbana sono fattori che molti valutano per la vita di tutti i giorni. Un aspetto che sfugge a chi vive in città è la differenza nei tempi di rilascio dei permessi, che possono variare notevolmente da una municipalità all’altra.

La Repubblica Ceca figura tra i Paesi con percorsi più strutturati verso la cittadinanza per chi passa attraverso specifici visti digitali, mentre il Portogallo è apprezzato per il suo visto D8: connettività e connettività stabile e un costo della vita spesso più basso rispetto al Nord Europa lo rendono una scelta frequente per nomadi digitali provenienti dall’Europa meridionale.

Francia e Germania chiudono la top ten con valutazioni alte per servizi e mobilità; la Germania, in particolare, propone un Freelance Visa che consente attività fino a tre anni in casi documentati. Anche Malta ottiene punteggi elevati per il clima e l’uso diffuso dell’inglese, elementi che semplificano integrazione e lavoro. Altri Paesi citati nella classifica includono Uruguay, Canada ed Emirati Arabi Uniti, ciascuno con punti di forza diversi su visti, fiscalità e infrastrutture.

Per chi in Italia sta valutando il trasferimento, la lettura delle regole specifiche e la verifica delle soglie reddituali restano passaggi obbligati: chi sceglie oggi uno di questi percorsi sa che sta aprendo una strada verso una vita lavorativa più mobile, con effetti concreti sulla routine quotidiana e sulle scelte abitative.

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