L’Italia spreca ancora troppa acqua: ogni cittadino ne consuma 220 litri al giorno

Spreco acqua

Pollnet.it

Redazione

Ottobre 21, 2025

Un nuovo report dell’ISTAT evidenzia perdite idriche record e consumi sopra la media europea

Il rapporto ISTAT 2025 rimette al centro l’emergenza idrica: 220 litri pro capite al giorno, contro i 180 della media UE. Il dato, già alto, si somma a una dispersione in rete che tocca il 42%: quasi un litro su due non arriva ai rubinetti. Colpa di infrastrutture vetuste, reti colabrodo e investimenti a “stop and go”.

Geografia degli sprechi e buone pratiche

Il Sud soffre di più: Lazio, Puglia, Sicilia superano il 50% di perdite; in molte città del Mezzogiorno le condotte risalgono agli anni ’60-’70. Al Nord emergono esempi virtuosi: Milano, Trento, Bolzano hanno ridotto le dispersioni grazie a distrettualizzazione della rete, telecontrollo e sostituzione mirata delle tubazioni. Dove si reitera la manutenzione programmata, le perdite calano in pochi anni di 10–15 punti.

Clima che cambia, pressione sui sistemi

La lunga siccità estiva 2025 ha messo sotto stress gli invasi: il Po ha toccato livelli tipici di fine luglio già a inizio settembre; i bacini alpini segnalano deficit nivali residui. In questo contesto, ogni m³ risparmiato conta. Il Ministero dell’Ambiente annuncia un piano pluriennale da 2 miliardi per ridurre perdite, favorire il riuso delle acque reflue trattate in agricoltura e realizzare micro-invasi multifunzionali, ma la cantierizzazione procede a velocità diversa tra regioni.

Cosa possiamo fare (davvero) a casa e in città

Riduttori di flusso e docce brevi valgono decine di m³ annui risparmiati per famiglia. La raccolta di acqua piovana per usi non potabili (giardini, pulizie) riduce il prelievo di rete; scuole e condomìni possono installare cisterne e sistemi smart di monitoraggio dei consumi. In ambito urbano, i Comuni possono spingere su piani anti-perdite, concessioni più rapide per sostituzioni di tronchi critici e campagne educative. Senza una strategia integrata, avverte ISPRA, il rischio è di passare da crisi “stagionali” a stress idrico cronico entro il 2040.

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