Secondo un nuovo rapporto, la produzione agricola del Sud Europa potrebbe ridursi del 17% entro il 2035. Italia e Spagna tra i Paesi più colpiti
L’allarme arriva dalla FAO e fotografa una situazione drammatica: il cambiamento climatico sta già riducendo la produttività agricola nel Sud Europa, e senza contromisure adeguate, entro il 2035 la perdita media di raccolto potrebbe raggiungere il 17%.
Secondo il rapporto pubblicato oggi a Roma, Italia, Grecia e Spagna sono le nazioni più vulnerabili. Gli effetti combinati di temperature record, siccità prolungate e inverni sempre più brevi stanno compromettendo la resa di colture fondamentali come grano, olivo e vite. “L’agricoltura mediterranea è tra le più esposte al cambiamento climatico a livello mondiale”, afferma José Graziano da Silva, direttore della FAO.
La scarsità d’acqua è la principale emergenza. In Italia, i bacini idrici del Nord risultano già inferiori del 25% rispetto alla media stagionale, mentre nel Mezzogiorno molte falde si stanno salinizzando per la risalita del mare. “Stiamo assistendo a una desertificazione silenziosa – spiega Coldiretti – che minaccia 4 milioni di ettari di terreni agricoli”.
Il documento della FAO sottolinea anche gli impatti economici: la perdita di produttività agricola potrebbe tradursi in una riduzione del PIL agricolo europeo del 5% entro dieci anni, con ripercussioni dirette sui prezzi alimentari.
Le soluzioni proposte includono tecniche di irrigazione intelligente, rotazioni colturali, uso di varietà resistenti alla siccità e pratiche di agricoltura rigenerativa. “Serve una rivoluzione sostenibile – conclude da Silva – basata su innovazione, formazione e cooperazione internazionale”.
Il Ministero dell’Agricoltura italiano ha già annunciato nuovi bandi PNRR per la gestione efficiente dell’acqua e la riforestazione delle aree rurali più fragili. “Il cambiamento climatico non è più una prospettiva, ma una realtà che tocca i campi ogni giorno”, ha commentato il ministro Francesco Lollobrigida.