Servizio sanitario in agonia: l’allarme Gimbe sui tagli e il peso del privato

Servizio sanitario in agonia l’allarme Gimbe sui tagli e il peso del privato (1)

Luca Antonelli

Ottobre 11, 2025

Il rapporto Gimbe evidenzia criticità strutturali del sistema sanitario italiano: meno fondi pubblici, più spese a carico dei cittadini e disparità tra regioni.

Il nuovo rapporto della Fondazione Gimbe fotografa lo stato del Servizio sanitario nazionale con toni duri. I numeri mostrano un sistema sempre più fragile, in cui i tagli al finanziamento pubblico, le difficoltà di reclutamento del personale e il ricorso crescente al settore privato stanno modificando l’accesso alle cure. Dal 2010 a oggi il Fondo sanitario nazionale ha perso miliardi in termini reali, complice la riduzione della spesa pubblica e l’erosione dovuta all’inflazione. La pandemia aveva riportato in primo piano l’importanza della sanità pubblica, ma passata l’emergenza la spinta si è attenuata. Oggi il rischio segnalato da Gimbe è chiaro: un sistema nato per garantire equità si sta trasformando in un modello frammentato, con cittadini costretti sempre più spesso a pagare di tasca propria o a rivolgersi a strutture private.

I numeri della crisi e le differenze territoriali

Il documento sottolinea come la spesa sanitaria pubblica italiana resti sotto la media europea, sia in termini assoluti sia in rapporto al Pil. Nel 2024 la quota è scesa al 6,2%, mentre in paesi come Germania e Francia supera stabilmente l’8%. A ciò si aggiunge il problema delle liste d’attesa, che in alcune regioni raggiungono tempi insostenibili: mesi per una risonanza magnetica, settimane per una visita specialistica.

Servizio sanitario in agonia l’allarme Gimbe sui tagli e il peso del privato (1)
La sfida, spiegano gli esperti, è mantenere in vita un sistema universale. – www.pollnet.it

Questo spinge chi può permetterselo verso il privato, creando una frattura evidente tra chi dispone di risorse economiche e chi ne resta escluso. Le differenze territoriali accentuano il quadro: al Nord i servizi funzionano meglio e le strutture sono più attrezzate, mentre al Sud il depotenziamento degli ospedali e la carenza di personale lasciano intere aree scoperte. Il risultato è una sanità a due velocità, dove il diritto costituzionale alla salute rischia di dipendere dal codice di avviamento postale.

La crescita del privato e il futuro del sistema pubblico

L’espansione del settore privato non si limita alla diagnostica o agli ambulatori, ma coinvolge anche la gestione di interi ospedali e la fornitura di servizi essenziali. Gimbe avverte che senza un’inversione di rotta la quota di spesa sanitaria privata continuerà a crescere, portando a un modello simile a quello statunitense, basato su assicurazioni e prestazioni a pagamento. In questo scenario, le fasce più fragili della popolazione rischiano di rimanere escluse dalle cure o di rinviarle con conseguenze gravi. La fondazione chiede al governo di aumentare stabilmente i finanziamenti pubblici e di adottare politiche di reclutamento del personale sanitario, oggi in forte sofferenza tra medici e infermieri. La sfida, spiegano gli esperti, è mantenere in vita un sistema universale che per decenni ha rappresentato un punto di forza dell’Italia. Senza interventi mirati, il rischio è che il Servizio sanitario nazionale si riduca a una cornice formale, mentre la sostanza delle cure passerà progressivamente nelle mani del mercato privato.