Il Ministero della Salute recepisce le linee dell’Oms: l’obesità entra nell’elenco delle patologie croniche con conseguenze su cure e diritti dei pazienti.
L’Italia ha recepito le indicazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità inserendo l’obesità tra le patologie croniche. Si tratta di una decisione che segna un passaggio storico nella gestione della salute pubblica, perché apre la strada a nuove misure di prevenzione, assistenza e tutela giuridica. Fino ad oggi l’obesità era considerata principalmente un fattore di rischio, legato allo sviluppo di malattie cardiovascolari e metaboliche. Con la nuova classificazione, invece, diventa a tutti gli effetti una condizione clinica autonoma, che richiede trattamenti specifici e percorsi di cura strutturati all’interno del Servizio sanitario nazionale.
L’obesità entra nell’elenco delle malattie croniche
Il riconoscimento dell’obesità come malattia cronica non è solo un cambio lessicale ma una scelta con conseguenze pratiche. In base alle nuove disposizioni, i pazienti potranno accedere a programmi di cura dedicati, esenzioni ticket per determinate prestazioni e supporto terapeutico multidisciplinare.

La decisione si inserisce nel quadro delle politiche europee che chiedono agli Stati membri di adottare strategie comuni contro l’aumento dei casi di obesità, ormai considerata una delle emergenze sanitarie più diffuse. Secondo i dati diffusi dall’Istituto superiore di sanità, in Italia il 12% degli adulti è obeso e circa il 35% è in sovrappeso. Numeri che confermano un trend in crescita, con forti impatti sui costi della sanità pubblica. Con la nuova classificazione, l’obesità viene equiparata ad altre malattie croniche come il diabete e l’ipertensione, con la possibilità di accedere a percorsi terapeutici standardizzati e a farmaci mirati, già approvati a livello europeo.
Le conseguenze giuridiche e sociali del nuovo riconoscimento
L’inquadramento giuridico dell’obesità come malattia cronica ha effetti anche sul piano del lavoro, della previdenza e dell’inclusione sociale. I giuristi sottolineano che la nuova definizione potrebbe incidere sull’applicazione della legge 104 e sulle norme in materia di disabilità, offrendo ai pazienti tutele aggiuntive in ambito lavorativo e scolastico. Sul fronte delle assicurazioni, la modifica potrebbe comportare una revisione dei criteri per la stipula di polizze sanitarie e vita. Già alcune associazioni di pazienti hanno accolto positivamente la novità, spiegando che la classificazione come malattia cronica riduce lo stigma sociale e riconosce l’obesità come condizione che richiede un approccio medico, non solo comportamentale. Sul piano sanitario, resta centrale la prevenzione: campagne di educazione alimentare, sostegno alle scuole e incentivi per la pratica sportiva saranno parte integrante delle nuove politiche di contrasto. L’obiettivo dichiarato dal Ministero è ridurre l’incidenza di complicanze e abbattere i costi sanitari legati a ricoveri e terapie, creando un sistema più equo e sostenibile.
