Il rapporto del CMCC evidenzia ritardi su fotovoltaico, eolico e stoccaggi. L’Italia è sotto la media europea
l nuovo rapporto del Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (CMCC) fotografa una situazione preoccupante: l’Italia rischia di non raggiungere gli obiettivi europei di riduzione delle emissioni entro il 2030.
I numeri della transizione mancata
Secondo lo studio, le emissioni di gas serra sono diminuite solo del 31% rispetto al 1990, contro un obiettivo minimo del 55%. Le rinnovabili coprono il 21% dei consumi energetici nazionali, mentre la media UE è al 34%. “Siamo in ritardo su tutto: fotovoltaico, eolico, accumulo e reti”, commenta Lorenzo Pagani, ricercatore del CMCC.
I problemi strutturali
Le cause sono note: burocrazia lenta, mancanza di coordinamento e opposizione locale. Servono cinque anni in media per ottenere un’autorizzazione a un impianto eolico. Anche gli incentivi risultano disomogenei: alcune regioni, come la Puglia, corrono più veloci, altre – soprattutto del Nord – restano ferme.
Le conseguenze economiche
Il ritardo costa caro: secondo Legambiente, l’Italia rischia di perdere 8 miliardi di euro di fondi europei e di pagare penalità per le emissioni eccessive. Il settore industriale teme che l’aumento dei costi energetici riduca la competitività.
La prospettiva europea
La Commissione Europea ha già invitato Roma a rivedere il proprio Piano Nazionale per l’Energia e il Clima (PNIEC). “Abbiamo le risorse e la tecnologia, ma manca la volontà politica”, conclude Pagani.