L’aumento delle detrazioni sanitarie nel modello 730 segna un cambio di passo importante: tra inflazione, ricorso al privato e differenze territoriali, ecco cosa cambia per i contribuenti.
Le dichiarazioni dei redditi del 2025 mostrano un quadro chiaro: le spese sanitarie portate in detrazione attraverso il modello 730 sono cresciute del 10,3% rispetto all’anno precedente. La media per contribuente ha raggiunto 1.387 euro, con un aumento più consistente nel Mezzogiorno, che ha ridotto il divario storico con le regioni settentrionali.
Se cinque anni fa il gap tra Nord-Ovest e Sud era del 28,2%, oggi si attesta al 25%: 1.486 euro contro 1.115. Un segnale che testimonia sia un ricorso più uniforme alle cure private, sia l’effetto dell’inflazione sul costo delle prestazioni sanitarie.
Spese sanitarie e modello 730: cosa rientra e come funzionano le detrazioni
Nel modello 730 precompilato confluiscono automaticamente visite mediche, analisi cliniche, accertamenti, prestazioni specialistiche, farmaci (anche da banco) e dispositivi medici. Tutti questi dati vengono precaricati dall’Agenzia delle Entrate, ma il contribuente ha il dovere di controllarne l’esattezza ed eventualmente correggerli.

Un aspetto cruciale riguarda i pagamenti tracciabili: per beneficiare delle detrazioni, le spese devono essere sostenute tramite bancomat, carte o altri strumenti elettronici. Le eccezioni restano limitate a ospedali pubblici o privati convenzionati e all’acquisto di farmaci e dispositivi in farmacia: in questi casi è valido anche il pagamento in contanti, purché venga utilizzata la tessera sanitaria per generare lo “scontrino parlante”.
Esiste anche la possibilità di rateizzare la detrazione quando l’ammontare complessivo delle spese supera i 15.493,71 euro annui (al netto della franchigia di 129,11 euro). In questo caso l’agevolazione viene suddivisa in quattro quote annuali costanti. La scelta è irrevocabile e deve essere fatta al momento della dichiarazione. Se il contribuente muore, gli eredi hanno diritto a portare in detrazione tutte le rate residue in un’unica soluzione.
Perché aumentano le spese sanitarie e quali sono le più frequenti
Secondo i dati elaborati dal Caf Acli, l’aumento non è legato solo all’inflazione ma anche a un ricorso crescente al settore privato. Dopo il picco del 2021, legato al recupero di visite ed esami rinviati durante la pandemia, la crescita non si è più fermata.
Il dato più evidente riguarda i farmaci, presenti nel 69,3% dei modelli: la spesa media è salita a 377 euro annui, con un incremento del 12,7% negli ultimi cinque anni. Subito dopo troviamo le cure odontoiatriche, dichiarate da circa tre contribuenti su dieci, con una media di 947 euro (+6,9%).
In forte crescita anche le prestazioni specialistiche, inserite nel 47,2% delle dichiarazioni: la spesa media è salita di 52 euro nell’ultimo anno (+10,9%), con un incremento particolarmente rilevante nel Nord-Ovest (+70 euro).
Il peso della dichiarazione precompilata e l’impatto sui controlli
Un aspetto che merita attenzione riguarda la gestione del modello 730 precompilato. Il 41% dei contribuenti ha inviato la dichiarazione senza modificare alcun dato relativo alle spese sanitarie. In questo modo, oltre a semplificare la procedura, si ottiene automaticamente l’esonero dai controlli documentali per quelle voci, riducendo il rischio di verifiche successive.
Il ricorso massiccio al precompilato mostra come una parte crescente dei cittadini accetti il modello così com’è, affidandosi al sistema informatico dell’Agenzia. Questo semplifica la gestione ma riduce la possibilità di correggere errori o omissioni, che possono avere un impatto sul rimborso fiscale.
Il quadro generale: un’Italia che spende di più per la salute
Il trend del 2025 evidenzia un dato chiaro: le famiglie italiane spendono sempre di più per la sanità. Non solo per l’aumento dei prezzi, ma anche per il ricorso a visite ed esami privati, spesso resi necessari dai tempi lunghi della sanità pubblica.
Il Mezzogiorno e le Isole, che storicamente avevano livelli di spesa più bassi, stanno colmando il divario, segno che le esigenze di cura stanno emergendo con maggiore intensità anche in queste aree. La crescita non riguarda solo le fasce più alte di reddito, ma anche i nuclei con Isee medio-basso, che ricorrono comunque al privato quando il servizio pubblico non riesce a rispondere in tempi adeguati.
Le spese sanitarie, che superano ormai i 1.300 euro medi per contribuente, diventano quindi un indicatore non solo fiscale, ma anche sociale, mostrando il peso sempre più rilevante che la salute ha sui bilanci delle famiglie italiane.