Il piano triennale 2026-2028 punta a colmare le carenze di personale sanitario con migliaia di nuovi ingressi, incentivi economici e più risorse per la prevenzione.
Il governo prepara un maxi piano di reclutamento per il Servizio sanitario nazionale, inserito nella Legge di Bilancio 2026. Si parla di 27mila nuove assunzioni, con priorità agli infermieri, la figura oggi più carente, e a operatori socio-sanitari e medici. Una manovra che si intreccia con l’urgenza di colmare vuoti strutturali che da anni mettono in difficoltà ospedali e territori.
Il piano triennale e le nuove assunzioni
Secondo le stime ministeriali mancano in Italia almeno 70mila infermieri, numero che fotografa la principale emergenza del settore. Il piano del governo prevede l’inserimento di 25.700 unità tra infermieri e operatori sanitari e circa 2.000 medici, distribuiti lungo un arco di tre anni.

Gli inserimenti saranno graduali: nel 2026 è previsto un aumento dell’1,5% degli organici con 420 milioni di euro, nel 2027 la crescita salirà al 3% con 845 milioni e dal 2028 il sistema entrerà a regime con 1,6 miliardi l’anno, pari a un incremento del 6% del personale sanitario.
L’obiettivo dichiarato è alleggerire la pressione sui reparti e restituire più qualità all’assistenza, dopo anni di blocchi al turnover e uscite non compensate. Questo maxi reclutamento, se confermato, rappresenterà anche un’importante occasione occupazionale per chi ambisce a lavorare nella sanità pubblica.
Le misure di sostegno e gli investimenti in prevenzione
Oltre alle assunzioni, il piano contempla interventi sugli incentivi economici e nuove regole per il personale. È allo studio l’aumento dell’indennità di specificità per medici e infermieri, mentre resta in discussione la defiscalizzazione degli stipendi. Tra le novità spicca la possibile abolizione del vincolo di esclusività per gli infermieri del SSN: una modifica che consentirebbe di svolgere attività libero-professionale o intramoenia senza autorizzazione preventiva delle Asl, come già avviene per i medici.
La manovra destina più risorse anche alla prevenzione, portando dal 5% al 6% la quota del Fondo sanitario nazionale. Ciò significa più screening oncologici, un piano specifico per la salute mentale da 80 milioni di euro e il nuovo Piano sanitario nazionale con risorse pari a 300 milioni. Restano nodi critici sulle tariffe di rimborso alle strutture convenzionate, che richiederanno almeno 200 milioni, e sull’assistenza domiciliare, finora sostenuta con fondi PNRR: dal 2026 serviranno 600-700 milioni l’anno per non interrompere i servizi.
Il progetto, dunque, non è solo un’operazione numerica ma un tentativo di ricostruire basi più solide per la sanità italiana. Le prossime settimane diranno se le misure troveranno conferma nella Legge di Bilancio e se davvero questo piano riuscirà a invertire una rotta che da tempo pesa sulla vita quotidiana di cittadini e operatori.