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Valori di riferimento

Le tabelle dei bollettini settimanali e i calendari pollinici (elaborati su dati pluriennali) riassumono le informazioni sul volo pollinico delle famiglie e/o generi botanici di maggior interesse allergologico. Per facilitare la consultazione, tabelle e calendari pollinici riportano quattro classi di concentrazione (assente - molto bassa, bassa, media e alta) associate rispettivamente a quattro colori (bianco, giallo, arancione e rosso).

Di seguito sono elencati per ogni famiglia e/o genere i valori (intervalli) stabiliti per le quattro classi di concentrazione. Si sottolinea che le quattro classi  di concentrazione non corrispondono ai livelli di "rischio allergia". La valutazione fa riferimento alla quantità di polline delle varie specie/famiglie anemofile nell'aria e non fornisce indicazioni sulle concentrazioni polliniche "soglia" scatenanti una reazione allergica.

classi e intervalli di concentrazione

* In base alle ultime classificazioni sistematiche sono state apportate alcune modifiche alle seguenti famiglie di interesse allergologico:
    - la famiglia delle Chenopodiaceae è stata inclusa nella famiglia delle Amaranthaceae
    - la famiglia delle Corylaceae (con i generi Corylus, Ostrya, Carpinus e altri) è oggi classificata come sottofamiglia Coryloideae delle Betulaceae, a fianco alla sottofamiglia Betuloideae (con i generi Alnus e Betula)


Nonostante varie ricerche scientifiche, al giorno d’oggi non si è ancora riusciti ad individuare con certezza i valori soglia per le concentrazioni polliniche delle varie piante anemofile al di sopra dei quali si manifestano i sintomi di rinite o asma bronchiale.

I pochi valori riportati in letteratura mostrano una certa variabilità. La valutazione risulta molto complessa per vari motivi:

  • La concentrazione pollinica scatenante varia a seconda delle famiglie botaniche.
  • Si osservano concentrazioni soglia diverse fra varie aree geografiche; il fenomeno probabilmente è legato all’esposizione della popolazione a concentrazioni polliniche più o meno alte.
  • Inoltre, la concentrazione soglia non solo è variabile da soggetto a soggetto, ma cambia anche nella stessa persona allergica nel corso della stagione di pollinazione. All’inizio della stagione l’esposizione ai pollini allergenici può provocare un abbassamento della concentrazione soglia, mentre con il procedere della stagione, la soglia si può addirittura alzare (effetto di “iposensibilizzazione”).
  • È nota una certa discordanza fra la concentrazione pollinica in aria e la comparsa dei sintomi di allergia.

    Vari studi hanno rilevato, parallelamente al monitoraggio aeropollinico, le concentrazioni di allergene di alcune famiglie botaniche nell’aria. Per alcune famiglie i risultati indicano una bassa correlazione tra la conta dei pollini e la concentrazione di allergene, suggerendo che nell’aria siano presenti pollini con diversa carica allergenica. Questa sembra variare con l’area geografia, l’anno di misurazione e la fase della fioritura nella quale il polline viene raccolto.
    (Il tema “pollini e allergeni” era al centro dell’attenzione del progetto europeo HIALINE (gennaio 2009-gennaio 2012) che studiava la variazione naturale del contenuto allergenico nei pollini di betulla, graminacee e olivo e intendeva a valutare l’effetto del clima sui cambiamenti di esposizione agli allergeni aerotrasportati.)

    Inoltre, si presume, che in condizioni umide, gli allergeni possano essere slavati dai granuli pollinici ed essere eventualmente rilasciati anche in goccioline che si depositano su diverse parti delle piante e che possono venire successivamente risollevate in atmosfera.
    Un’altra spiegazione potrebbe essere che in ambienti inquinati, gli allergeni emessi vengano trasferiti al particolato presente in aria, come ad es. a piccolissime particelle di carbonio.

    Anche le condizioni meteorologiche non sono da sottovalutare: bruschi cambiamenti del tempo possono causare una frammentazione dei pollini, aumentando la quantità di particelle allergeniche nell’aria. Si presume che tanti casi di asma allergica sono causati da particelle ben più piccole dei pollini. A causa della loro dimensione i pollini difficilmente riescono a penetrare nelle basse vie respiratorie, mentre minuscole particelle (particelle <10 µm e soprattutto <1µm) contenenti aeroallergeni riescono a passare dalle aperture nasali fino ai bronchi.